I vostri racconti

LUDOVICA E FRANCESCO
LUGLIO 2015
LUNA DI MIELE IN GIAPPONE!!!







26 luglio: volo Emirates. A parte lo scalo di 5 ore a Dubai, il viaggio è perfetto. Siamo così stanchi dopo l’impresa matrimoniale che abbiamo dormito per la maggior parte della tratta!
27 luglio: arrivo all’aeroporto di Narita, disbrigo velocissimo presso l’immigrazione, incontro con il referente locale e primo “assaggio” della mentalità giapponese. Carinissimo ma un po’ timido e guardingo, forse perché io l’ho tempestato di domande sul Giappone, Tokyo e indicazioni varie. Ci aiuta nel ritiro del JR Pass e nel prenotare un paio di treni. Quando la chiaccherata in attesa del bus devia sul nuovo giocatore nel Milan (giapponese) capisco finalmente che siamo diventati amici.
Dopo un’ora di navetta, arrivo in hotel: camera wow (settimo di otto piani) con una vista a 180 su Tokyo.
28 luglio: sveglia presto. Ora, secondo me il jey lag non esiste; personalmente mi sveglio presto perché l’adrenalina per essere “dall’altra parte del mondo” mi vieta letteralmente di dormire. Inoltre, in un clima dove anche di notte ci sono 30 gradi e una percentuale di un’umidità da tropici, il mattino ha decisamente l’oro in bocca. Il tour della giornata è già stato pianificato, acquisto della SUICA card e via:
  • Yamanote fino Yoyogi, poi Oedo line 1^ fermata: Palazzo del Governo: possibilità di salire (gratuitamente) al 45° piano di entrambe le torri (preferibile la sud perché la vista è di 360). In più al piano terra si trova un ufficio informazioni con deplian e guide in tutte le lingue.
  • Oedo line fermata Sendagaya (1^ fermata): Shinjuku Gyoen garden. Finalmente il Giappne! Che giardini. Costo del biglietto circa 2 euro.
  • Dopo un’intensa visita e circa un centinaio di foto, proseguiamo a piedi fino al Santuario Meji: sarà il primo di tanti che vedremo nel corso del nostro viaggio, ma di sicuro i torii più imponenti e suggestivi.
  • Da yoyogi ci spostiamo a Shibuya station per ammirare il famoso incrocio: impressionante il numero di giapponesi, ovunque. Rientro in hotel per un rinfrascante tuffo in piscina, con un attimo di esitazione quando leggo il divieto di accesso per le persone tatuate (ma nessuno ha badato a me).
  • Dopo cena - e che cena! Sushi a- 45° piano dell’hotel accando, il Prince - di corsa ancora a Shibuya Crossing (del resto con le luci notturne è un’altra cosa); foto di rito alla statua di Hakicho e poi……… serata karaoke!!!!!
NB I Giapponesi nascondono il wasabi in ciascun pezzettino di sushi. Ahhhhhhh.
29 luglio
  • Di nuovo, mattino presto, direzione Asakusa (ma i giapponesi non pronunziano la u); già all’uscita della metro ottima vista sulla skytree tower (come se ci fosse bisogno di individuarla!). Avvistiamo poi l’enorme lanterna rossa che delimita l’inizio della Nakamise Dori e shopping sfrenato di souvenir a prezzi davvero molto interessanti. Visita del maestoso tempio Senso-ji e poi perché no, ci concediamo un giro in risciò. In realtà si rivela essere un’idea pazzesca: non solo il giovane Daisuke è simpaticissimo e molto a modo, ma parla inglese e ci conduce in un mini tour del quartiere, geishatown e dintorni. Di fatto è una visita guidata, ricca di aneddoti, curiosità e angoli da fotografare. Con lui abbiamo concordato pure il punto di arrivo del tour, comodamente ai piedi della Skytree.
  • Altissima! Già salita sulla Tour Eiffel qui si parla di ben più altre altezze! Coda pazzesca ma attenzione! C’è una differente cassa riservata ai visitatori stranieri: per un paio di euro in più di differenza, ribadisco un paio, poi acquistare il biglietto e salire, senza coda ovviamente. Ad oggi non ne capiamo ancora il motivo!
  • Tokyo Station e – a piedi- raggiungiamo il palazzo imperiale. Purtroppo il caldo torrido ci costringe a una lunga sosta all’ombra. Dopo aver fotografato il palazzo rientriamo in hotel, nella cui prossimità siamo già diventati habituè di un pub american style.
30 luglio: incontriamo una coppia di amici anche loro a Tokyo per il viaggio di nozze, e insiemo visitiamo il Tsukiji Market (il giorno prima infatti era chiuso per il riposo settimanale). Che dire, pittoresco! Più che i –poveri- pesciolini, da fotografare le personalità e i volti di questo micro cosmo coloratissimo. Salutiamo gli amici e ci dirigiamo a Ginza, ma sarà che noi non siamo molto modaioli, decidamo di cercare un po’ di fresco al mare.
  • Yurikamome fino a Daiba: monorotaia che attraverso il Rainbow Bridge porta all’isola di Odaiba. Foto: al ponte, alla statua della libertà, al Gundam scala 1:1 e shopping sfrenato nel quartiere dei centri commerciali: Decks Tokyo Beach, Divercity, Aqua city.
I giapponesi non si tengono per mano e, per quanto ho visto, non si baciano per strada. Non sono tatuati e non indossano occhiali da sole (nessuno di loro!).
31 luglio: dopo una western breakfast (incredibile, loro mangiano anche a colazione riso e pesce) partiamo con lo Shinkansen fino a Nagoya, e poi cambio per Takayama. Improvvisamente sembra di essere in Svizzera: il panorama cambia repentinamente, alle distese metropolitane subentrano pini e sempreverde.. del resto siamo sulle Alpi giapponesi. Takayama è come non te lo aspetti: una tranquilla cittadina di montagna. Visitiamo il quartiere storico (Sanmachi Suji) e anche qui acquistiamo numerosi regalini a prezzi davvero irrisori. Optiamo per una cena in hotel: bingo! Vestiti “a tema” ci lecchiamo i baffi con una tradizionale cena giapponese. Prima di dormire ci rechiamo alla sala giochi di fronte all’hotel: qualcuno mi spieghi perché loro impazziscono per il gioco con le biglie (Pachinko?!).
1 agosto: ore 8:30 siamo davanti al noleggio biciclette (7 euro per 24h, senza anticipo né documenti: lontano anni luce dalla nostra mentalità), direzione Hida no Stato. Ovviamente siamo tra i primi ad arrivare e abbiamo così la possibilità di goderci il parco e le sue meravigliose case d’epoca nella più totale tranquillità. Puntiamo poi le biciclette verso il centro del paese per un piatto tipico del posto, non prima di esserci fermati a quello che sulla cartina è indicato come “pediluvio termale”. Esattamente così, a lato della strada (davanti all’ingresso di una spa) è posizionata una vasca di acqua corrente, calda e termale, ad uso gratuito e pubblico!! Di nuovo in sella e via per i dintorni alla ricerca del Shoren temple. Ad oggi non ho la certezza di averlo visitato, perché non so quanti templi conti Takayama. Abbiamo così chiesto ad uno del posto d’indicarci la strada, e lui ha preferito unirsi a noi per una pedalata . Avendo poi smarrito momentaneamente la stada del ritorno, abbiamo potuto vedere il vero Giappone rurale. Giro serale in paese….. è sabato sera! E probabilemente c’è una festività in corso, dal momento che la banda tiene un concerto nella via principale, tutti mangiano in strada su tavoli allestiti alla buona, il mercatino locale è affollatissimo e per la nostra gioia le donne indossano il kimono (cosa chiedere di più?!)
2 agosto: mi complimento per la scelta di spostarci con gli autobus più mattieri, dal mometo che al nostro arrivo a Shirakawa-go alle 8:40 le temperature sono già roventi. Sosta di un’ora e mille foto in questo “presepe” patrimonio dell’Unesco. Mi diverte molto vedere Francesco impazzire alla ricerca di una smoking area (quando poi a Osaka il personale del Granvia gli dirà che in tutto l’hotel è proibito, sarà l’apoteosi!).
Arriviamo a Kanazawa e tappa a Omi-cho Market, per una scorpacciata di pesce fresco. Rientro in hotel per in check-in, sorpresa: la camera è tipo al 21° piano, una vista pazzesca sulla città e sul mare…wow! Abbonamento giornaliero per i mezzi per prendere il Bus Loop (right o left side) che dalla stazione ti porta in tutti i principali punti della città. Visitiamo quello che possiamo annoverare tra i principali motivi del nostro viaggio: il giardino di Kenrokuen. Durante il rientro con il bus scorgiamo il quartiere di Higashi Chaya, ma la stanchezza purtroppo si fa sentire. Cena sushi presso un centro commerciale a lato stazione e per finire pancakes presso locale hawaiano.
3 agosto: salutiamo Kanazawa e in tarda mattinata arriviamo a Kyoto. Solo dopo un lungo girovagare troviamo il nostro hotel, perché la stazione è enorme ed un vero labirinto; lato positivo, una miriade di ristorantini e noi optiamo per la famosa okonomiyaki, la fritatta di Marrabbio! Il programma è fitto  così, sfruttando il Jr Pass, nel pomeriggio raggiungiamo la zona di Arashiyama per ammirare il noto bamboo grooves. Incredibile! Una sentiero si snoda ai piedi di queste montagne, circondato da una foresta di altissime canne bambù. In realtà ci vogliono circa 20 minuti per completare il percorso, giustamente molto frequentato, percui ci avanza del tempo per visitiare anche l’altra attrazione del posto: il Monkey Park, parco naturalistico dove vivono in totale libertà diversi esemplari di macaco (per me, scimmiette).
4 agosto Nara Line direzione Fushimi Inari. Il tempio si trova esattamente fuori dalla stazione, ma approfittiamo della poca affluenza e delle temperature non ancora torride per visitare il parco. Arrivare in cima è davvero dura, ma la distesa infinita di torii rossi che ti accompagnano per tutto il cammino dona un tocco mistico all’escursione. Il rientro in hotel per una doccia è d’obbligo, così nel pomeriggio ci prepiariamo per il Nijo Castle, ahimè chiuso per ristrutturazione. Poco male, ripariamo nel quartiere di Giondove visitiamo una mostra dedicata alle Maiko. Aperitivo lungo il fiume.
5 agosto ore 9 siamo già a Hiroshima. Ci concediamo il lusso di prendere un taxi, che dalla stazione ci porta direttamente al Memoriale per la pace. L’intera zona è invasa da delegazioni di boy scout provenienti da tutto il mondo, ma ovviamente l’atmosfera che si respira è piuttosto greve. Visitiamo in religioso silenzio il museo e il parco antistante, già apparecchiato per la cerimonia che si sarebbe svolta il giorno successivo. Via di nuovo taxi per la stazione, direzione mare! Traghetto e siamo subito a Miyajima. L’albergo è senza parole, la nostra camera in stile giapponese ci manda su di giri, la cerimonia del te di benvenuto viene interrota più volte per un doveroso servizio fotografico. Visita del paese, carezze ai cerbiatti, cena tipica in hotel: dieci e più portate di vera tradizione. Ostriche grandi come mani e altri piatti di cui onestamente non saprei descriverne il contenuto, ma che raffinatezza! Passegiata notturna sull’isola, che dopo la partenza dell’ultimo traghetto carico di turisti, diventa silenziosa e raccolta: perfetta per godersi il tramonto.
6 agosto oggi cade la 70^ ricorrenza della bomba a Hiroshina e poiché siamo di strada, ci imbarchiamo presto per evitare folle e casino. In realtà i giapponesi sono così bravi ad organizzare, gestire e mettere in fila che alla stazione non incontriamo difficoltà o ingorghi vari, solo tanti altri giapponesi. Direzione Osaka. Ahimè, mi ero prepaata su tutte le tappe, ma quest’ultima mi era sfuggita. Arriviamo così un po’ impreparati, fortuna che il nostro hotel si trova dentro la stazione, che per la cronaca si chiama “Osaka Station City”. Una città di nome e di fatto! Credo che il centro commerciale che si snoda nel sotterraneo sia la “cosa più impressionante” che abbia visto in tutto il Giappone. Acquisto d’obbligo del “bastone da selfie” per poterci immortalare dinnanzi al maestoso castello che davvero ci lascia a bocca aperta e con il naso all’insù.


7 agosto ultimo giorno: siamo stanchi, felicissimo, ubriachi di Giappone. Dobbiamo però “tirare sera” perché il volo è molto tardi, e quindi decidiamo di trascorrere la giornata al fresco: direzione Acquario! (Pare sia un’istituzione, qui a Osaka). Ultimo giro di shopping e poi via per l’ultima missione, trovare un negozio di maschere subacquee in vista delle Maldive. Che dire, missione compiuta!!! Arriva la sera e il nostro limousine bus. Visita all’aeroporto (progettato da Renzo Piano) e cena a base di spaghetti (anche in questo sono più bravi di noi). Il nostro viaggio nel Sol Levante si conclude così, con una valigia piena di wasabi (Fra) e infiniti souvenir della grande onda di Kanagawa (adoro). Grazie Giappone!! Sayonaraaaa!










ARCTIC ADVENTURE
LAPPONIA FINLANDESE DICEMBRE 2014 - GENNAIO 2015

Ed è così, quasi per caso, che “approdiamo” al Polo Nord!Precisamente nella Lapponia Finlandese, ad Inari, un piccolo villaggio di poche anime: 69° parallelo N, 300 km sopra il Circolo Polare Artico, freddo davvero glaciale e buio per quasi 24H al giorno! Ma l’avventura che ci si prospetta ha davvero dell’incredibile e sarà certamente unica.
Arriviati, in una fredda mattinata di fine dicembre, all’aeroporto di Ivalo (dopo uno scalo di una nottata ad Helsinki), troviamo subito ad attenderci chi ci avrebbe condotto ad Inari, la nostra destinazione, una quarantina di km da Ivalo, procedendo verso Nord. E fin da subito è il buio a colpirci: così fitto nonostante sia mattina inoltrata, un buio diverso da quello a cui noi siamo abituati, un buio che avvolge ogni cosa e contrasta con la brillantezza e luminosità della neve che qui ricopre tutto quanto. Il sole, tra dicembre e gennaio, non sorge mai, lo si intravede solamente, all’orizzonte, per lo più nascosto tra le nubi.
In breve arriviamo in quello che sarà il nostro alloggio, un piccolo hotel a conduzione familiare da dove ci accompagnano a ritirare tutta l’attrezzatura che risulterà indispensabile per la nostra permanenza tra i ghiacci artici: tute termiche, guanti, calze, scarpe e quant’altro possa servirci per “sopravvivere” al cosiddetto gelo polare. Ci concediamo la giornata per familiarizzare un po’ con l’ambiente artico e con le insolite abitudini della vita condotta a quella latitudine. Ma quando alle 15 del pomeriggio tutti i pochi negozi presenti sono già chiusi ed è ancora e sempre il buio a farla da padrone, ci rendiamo conto di essere davvero giunti ai confini della terra!
Il nostro secondo giorno inizia con la prima escursione: due ore e mezza in motoslitta sul lago ghiacciato Inari. Dopo esserci preparati a contrastare il freddo con tutto l’abbigliamento a nostra disposizione e dopo un breve corso di guida, partiamo con due esperti locali e altri avventurosi come noi per addentrarci con le nostre motoslitte nel lago. Il lago Inari inizia la sua fase di congelamento a fine agosto per raggiungere uno strato che varia dai cinquanta centimetri al metro e mezzo di ghiaccio per poi lentamente scongelarsi da inizio giugno in poi. Le motoslitte procedono veloci in fila indiana dietro la guida, percorrendo spazi estremamente bianchi e sconfinati. E guardandoci attorno possiamo notare in lontananza le rive del lago: inutile negare che questo suscita in noi inquietudine mista ad adrenalina ed eccitazione. Ci fermiamo nel centro del lago, scendiamo dalle motoslitte per una breve sosta e un tè caldo offerto nelle tipiche tazze di legno lapponi. L’esperienza vissuta ha davvero dell’incredibile!
Rientriamo alla “base” anche perché le temperature sono abbondantemente sotto zero e si sente! Il resto della giornata trascorre tra passeggiate pomeridiane e serali alla ricerca dell’aurora boreale. Essendo il 31 dicembre, in serata veniamo invitati al cenone di capodanno dell’hotel con compresi canti popolari Sami e fuochi d’artificio di mezzanotte. In questa terra tutto è estremamente magico, in ogni sua semplicità.
Il terzo giorno è, invece, dedicato alla visita ad una Reindeer Farm, dove una tipica famiglia Sami ci attende per renderci parte della loro vita quotidiana fatta di allevamento di renne e tutto quanto ruoti attorno alle tradizioni lapponi: preparazione di pietanze tipiche, canti tradizionali, realizzazione di manufatti locali. Il tutto immerso nella foresta lappone, tra il bianco della neve e il buio del cielo. Prendiamo confidenza con i grandi animali dalle corna vellutate, un po’ schivi all’inizio ma certamente molto dolci. In breve ci ritroviamo anche su di una slitta trainata da una renna che ci porterà poco fuori dalla Farm per un breve giro. Veniamo poi condotti nella tipica casa Sami, la Kota, dove attorno ad un fuoco appena acceso possiamo immergerci completamente nella vita e nelle abitudini della popolazione autoctona.
Lasciamo la Farm per recarci presto a cena ed uscire nuovamente intorno alle 20: il cielo è estremamente limpido e le condizioni sono ottimali per l’avvistamento dell’aurora boreale. Focalizziamo un posto dove, avvolti in vari stati di abbigliamento che ci lasciano scoperti solo gli occhi e muniti di cavalletto e macchina fotografica, attendiamo ore ed ore l’arrivo delle magiche Northern Lights, nel silenzio, nel buio e nel gelo del lago ghiacciato Inari. Non è così scontato avvistare l’aurora boreale perché nel periodo invernale, momento dell’anno in cui il fenomeno si manifesta, spesso il cielo è coperto di nubi o nevica rendendo difficile l’avvistamento. Ma quella sera siamo stati fortunati e, quando il gelo era ormai penetrato in profondità nelle nostre ossa, quando ormai stavamo quasi abbandonando l’impresa, ecco che nel cielo iniziano a comparire le luci verdi danzanti ed è subito magia. Ci paralizziamo con gli occhi fissi in sù ad ammirare uno degli spettacoli più incredibili mai visti nella nostra vita. Le luci si muovono in cielo lentamente per circa mezz’ora e sono ovunque, di ogni forma, di ogni dimensione. A Nord compare un forte bagliore che per qualche secondo illumina il lago per poi spegnersi insieme alle luci verdi. Rientriamo in hotel estremamente provati dal freddo, con nel cuore un’emozione e negli occhi uno spettacolo che molto difficilmente scorderemo.
Il quarto giorno ci attende un’altra avventura artica estrema: tre ore e mezza nella foresta lappone a bordo di una slitta condotta da noi e trainata da una muta di sei cani husky. E davvero ci sembra di prendere parte ad una di quelle spedizioni polari di National Geographic. Giungiamo alla Guesthouse che ospita ed alleva più di 140 cani impazienti di partire per la loro corsa tra il gelo e il silenzio della foresta. L’adrenalina sale proporzionalmente a quanto gli husky corrono e la sensazione provata è davvero unica! Ci fermiamo per una sosta in una tenda solitaria dove accendiamo un fuoco e ci riscaldiamo con un caffè prima di riprendere il viaggio. Ci ritroviamo a percorrere distese infinite, coperte di neve accompagnati da qualche renna che ci corre accanto. E ben comprendiamo perché il cane sia definito il migliore amico dell’uomo. Se tu credi in lui, lui si fiderà di te e sarà in grado di condurti in posti meravigliosi.
Ancora eccitati per l’esperienza, torniamo all’hotel per concederci una rilassante sauna finlandese a 70° che, a quelle temperature, è in grado di rigenerarci completamente.
Il giorno successivo lo dedichiamo alla visita di Saariselka, un villaggio 70 km a sud di Inari, dotato di qualche struttura turistica in più e l’unico della zona con impianti sciistici. Arriviamo qui in autobus e dopo aver visitato il villaggio ci spostiamo nuovamente in bus a 15 km da lì, al Kakslauttanen Arctic Resort per la visita dell’Igloo Village e della Santa Claus house. L’atmosfera e i paesaggi sono davvero da favola e gli Igloo di ghiaccio e vetrati sono quanto di più si possa avvicinare al sogno di una terra mitica. Rientrati ad Inari passiamo la nostra ultima serata con un caldo caffè, davanti al fuoco, nel soggiorno della Guesthouse mentre la neve, fuori, cade lenta. L’indomani inizierà il viaggio di rientro a casa con volo via Helsinki.
Nel cuore ci rimane una delle esperienze tanto estreme quanto più incredibili della nostra vita. Questa è la terra dei luoghi inimmaginabili ed indescrivibili, dei luoghi magici; la terra dove i contrasti costituiscono uno dei fattori chiave della sua bellezza, la terra caratterizzata da 24 ore di sole durante l’estate e dai lunghi giorni bui dell’inverno. La terra che, meglio di qualsiasi altro luogo, ti fa dimenticare del rumore e del caos delle città per immergerti nella quiete della natura incontaminata, dove il rispetto, le tradizioni, la magia e il silenzio regnano incontrastati.



FaVa





Miranda 
Viaggio in Cina


Viaggio, composto da 6 persone ( una folla per me ) con lo scopo di frequentare corsi di thai chi.
Il programma prevedeva 10 o 11 giorni a Pechino il resto a Shangahi.
Siamo partiti solo in 5 perché le discussioni sul viaggio sono cominciate prima della partenza e una persona ha rinunciato.
Prima di partire, visto che in questa esperienza avevo coinvolto anche la mia amica “dei viaggi”, che col thai chi non aveva nulla da spartire, ma ci eravamo dette dopo l’ora di esercizi, facciamo quello di cui ne abbiamo voglia, a questa mia amica chiedevo continuamente ma tu sei contenta di andare in Cina?: la sua risposta era sempre, sono entusiasta io invece ero molto scettica. La Cina grigia, affollata, non democratica,povera.
Partenza da Milano via Londra per Pechino, al mio arrivo in aeroporto mi sono detta non sono atterrata in Cina, l’aeroporto è il massimo dell’efficienza, è nuovo , pulito e bello.
Arrivo in albergo, un albergo molto piccolo, ma ben organizzato, li mi dovevo incontrare con un ragazzo cinese amico di mia figlia che mi doveva dare qualche dritta.
Siamo arrivati in mattinata e pioveva moltissimo io e la mia amica per un discorso logistico stavamo in questo alberghetto, gli altri in un altro (comunque discretamente vicino) si decide di uscire per un giro ed incontrare gli altri, e scopriamo questo quartiere di Houhai molto vecchio e bello.
Penso che la pioggia ha eliminato lo smog per cui mi sono fatta 4 giorni a Pechino limpidi.
Prima di parlare dello spettacolare paesaggio (almeno i luoghi che ho visto io) deve esternare la mia meraviglia davanti a tante cose che mi hanno fatto dire: ma che cinema ho visto finora sulla Cina.
Organizzazione impeccabile, dall'albergo, al funzionamento dei treni, alla pulizia, alla costruzione di palazzi, alla riparazione strade etc.
Sana delazione, il mio amico mi disse: se qualche taxista o il ristorante o altri non ti rilasciano la ricevuta avvisa la polizia. Io non ho preso questo sul serio, ma quando in due occasioni mi sono successi un fatto leggermente spiacevole e in un altro il taxista non mi ha rilasciato la ricevuta, al ritorno in albergo alla richiesta della ragazza addetta alla reception come era andata io racconto anche questi fatti, lei subito mi chiede se ho preso il numero di targa per telefonare alla polizia.
Gentilezza, possibilità di discutere di politica e di frequentare qualsiasi luogo di culto, pagode, tempi, moschee.
Con tutte queste premesse chi mi obbligava a fare thai chi. E così noi 3 donne dopo aver conosciuto Pechino grazie agli amici cinesi, quindi visitata la Grande Muraglia, con discesa a mezzo “bob”, visto una prima volta Tian’Anmen Square affollata e quindi vista male, il giorno dopo ci siamo ritornati alle 6 del mattino, non ci sono parole per descriverne la grandezza e anche una certa bellezza. E poi si incontrano persone che giocano con bellissimi aquiloni e personaggi interessanti.
La città proibita, molto bella ma molto affollata, puoi comunque chiacchierare e conoscere persone.
Il Palazzo d’Estate: fantastico
Diverse pagode e giardini curatissimi.
Giro in rischio nella città vecchia
Acquisti di borse o altro (autentici o e ottimi falsi) in questo sono stata accompagnata da un amico dell’amico di mia figlia.
Presa decisione di salutare gli uomini e noi tre donne andiamo a fare un giro:
Pechino- Datong-Taiyuan-Pingyao-Xian Shangahi - Hangzhou – Suzhou – Tongli – Shanghai.
Partenza da Pechino in treno arrivo a Datong in tarda serata e quindi albergo, primo giro le grotte di Yungang , oggi restano 53 grotte e oltre 51.000 statue di varie dimensioni. Arrivate sul posto, il personale addetto alle grotte è in sciopero con tanto di picchetto e esercito (che non fa nulla per intimidire gli scioperanti), mi informo : vengono pagati meno dei cinesi perché vengono dalla Mongolia. La mia guida vuole trovare tutti i mezzi per entrare (non ci sono molti turisti, questo vale per tutta la Cina) ma io dico che aderisco alla loro presa di posizione e quindi andiamo a pranzo. Nel pomeriggio la situazione si è sbloccata e quindi attraversando un interessante mercatino dove ho fatto acquisti, siamo entrati. Meraviglia non è la parola esatta per descrivere queste statue di Budda. Bellissime come è bellissima la collocazione (grotte) visti 2 templi Huayan e Shanhua che purtroppo ho guardato distrattamente perché non reggevano nessun confronto con le grotte.
Da Datong a mezzo auto ci spostiamo a Taiyuan per visitare il tempio sospeso, costruito interamente in legno e posizionato sulle pareti di un dirupo, già questo è interessante ma il vero interesse è che questo tempio racchiude 3 religioni: Induista, Buddista, Taoista, poi visita la pagoda Mu Ta l’unico stabile a mondo realizzato in legno senza l’utilizzo di un chiodo, è alto 67 metri.
Durante il tragitto Taiyuan – Pingyao visitiamo un antico palazzo donato al governo, dove è stato girato il film lanterne rosse, la famiglia proprietaria di questo palazzo aveva fondato la prima banca privata in Cina.Bello mi sembrava di essere nell’antica Cina, quella dei film/documentari
Arrivo a Pingyao, questo paesino circondato da mura alte 8 mt. e larghe 12mt. è chiuso al traffico, girano solo piccole macchine elettriche, qui per le case, i negozi, i giardini e anche l’albergo è fatto di cortiletti e corridoi, la camera è decisamente vecchia il tempo si è fermato. INCANTEVOLE TUTTO, visita di 2 templi e in serata spettacolo, molto bello: canti danze acrobazie, come stranieri solo noi,(ma durante il nostro tragitto abbiamo incontrato pochissimi stranieri)
Xian con il suo esercito di terracotta , tantissime statue già ristrutturate ma tante altre da ristrutturare tutti gli scavi sono protetti da una struttura grandissima tipo stadio (da vedere per la bellezza e la concezione di costruzione di queste statue) pomeriggio prima della visita alla zona mussulmana con tanto di moschea, avendo noi un brutto raffreddore la guida ci ha portato a fare i massaggi ai piedi (funziona) e in farmacia a prendere uno sciroppo di ali di cicale (molto buono al sapore ed anche lui risolutivo) . In serata preso treno per Shanghai e arrivo alle 12,30 del giorno dopo (si viaggiava in cuccette)
Shanghai, visita al museo ceramiche mobili ed altro antichi. Cena ad un ristorante dell’albergo chiesto l’anatra seconda versione (solo la pelle croccante) tagliata in un modo impeccabile da una ragazza molto elegante. Secondo giorno giro della via Montenapoleone di Shanghai e poi in piazza del Popolo a divertirci, musica, danze vendita vari oggetti abbiamo assistito ad una premiazione con canti comunisti, internazionale compresa.
Da Shanghai a mezzo treno veloce ci trasferiamo Hangzhou città di laghi e giardini oltre a Tempi e Pagode che vale sempre di visitare perché cos i si conosce la vita di Budda (scusate la mia ignoranza , non ne sapevo molto) visita al museo del te dove si impara a preparare il te e degustarlo, e visita di una filanda di seta. Acquisti a non finire. La sera la guida ci suggerisce uno spettacolo sul lago (500 persone coinvolte)non si trovano le parole per descrivere questo spettacolo bisogna solo vederlo. Bellissimo e interessante per tutto tecniche comprese.
Sempre a mezzo treno veloce ci trasferiamo a Suzhou con visita i diversi giardini in uno non so quante migliaia di bonsai c’erano. Il giorno seguente giro nella cittadina di Tongli, fantastica, è diventata un set cinematografico da tanto è spettacolare, in alcuni punti sul fiume sembra Venezia. Pranzo in una vecchia fabbrica di te, visita ad un mercato cinese (vale sempre la pena di vederli)
Di nuovo a Shanghai , in un parco un Maestro di thai chi mi ha insegnato come fare la forma correttamente, con consigli anche di altre persone (a Shanghai ci siamo fermate 5 giorni) Shanghai è una New York orientale, con una amica dell’amico siamo andati tutti (ragazzi compresi che nel frattempo avevano lasciato Pechino per Shanghai) in un villaggio vicino utilizzando non so quante metropolitane, ambiente pulitissimo. Visita dell’Università dove erano alloggiati i ragazzi, è molto lontana dal centro, noi abbiamo visto solo la parte sportiva “che organizzazione” cominciano da bambini, gli insegnanti sono severe, ma gli stessi bambini da questa severità (io penso) imparano l’autodisciplina, infatti quando un insegnante si allontana questi continuano a ripetere gli esercizi, mangiato alla mensa universitaria, poi ritorno alla nostra piazza del Popolo.
Un a mattinata l’abbiamo trascorsa al parco Fuxing dove centinai, o migliaia di persone, alcune anziane, ballano il tango, ci sono delle orchestre che suonano e l’impegno è massimo, anche negli abiti. Svolgono anche altre attività di giochi vari e ginnastica, dopo aver lasciato questo parco abbiamo visitato la città vecchia e siamo andati a vedere la “semplice” residenza di Zhou Enlai. Visita al tempio del Budda di Giada.
Poi arriva l’ultimo giorno e ci si prepara alla partenza. Mi ero quasi incollata al suolo tanto mi è piaciuto tutto.
CINA= BELLEZZA, ORGANIZZAZIONE,RESPONSABILITA’, CAPARBIETA’ E GENTILEZZA.

Miranda




Valentina e Fabio 
Agosto 2013


THE REAL AMERICA 29 LUGLIO-19 AGOSTO 2013

Non era la prima volta negli Stati Uniti…ma era sicuramente la prima volta in quella che chiamano la Real America….quell’America vera, unica che ti arriva al cuore e che poi resta lì….per sempre!

Il nostro viaggio parte da Denver dove arriviamo dopo uno scalo a New York. Visitiamo entusiasti quella che definiamo una città "vivibilissima" e a misura d’uomo, noleggiamo l’auto e abbandoniamo il Colorado alla volta del Wyoming!Percorriamo lunghe distanze nell’immensa vastità di quelle terre, senza incontrare per ore nient’altro che cavalli, mucche o tende…degli Indiani!!E ci si sente davvero al centro della terra!
La prima tappa è la “country” Cheyenne a cui fa seguito Casper…dove un piccolo inconveniente con la nostra vettura ci fa assaporare ancor più da vicino l’altruismo, l’umanità e quella predisposizione verso il prossimo che contraddistingue il popolo Americano!E grazie ad ottime persone risolviamo i nostri guai e proseguiamo verso Cody, la città di Buffalo Bill…quell’Old Wild West sempre visto in tv, sempre letto nei libri ma che puoi solo immaginare finché non ti ci trovi a viverlo!

Riprendiamo il viaggio accompagnati da una grande emozione…Impazienti di arrivare e con una indescrivibile curiosità: lo Yellowstone National Park ci attende!Ed è amore…a prima vista!
Ci sono posti dove si può prendere l’energia della terra in un unico respiro, quell’energia speciale che solo la Natura con la sua immane potenza può trasmettere, posti al di sopra di ogni possibile immaginazione: lo Yellowstone è uno di quelli. Trasmette sensazioni indimenticabili che la parola non può descrivere. E quell’aria, così diversa riempie i polmoni; la bellezza di quei posti incontaminati riempie gli occhi; la gioia riempie il cuore!E si rimane lì…incantati….ad osservare lo spettacolo della Natura sentendosi sempre più microscopici!Per tre giorni giriamo il parco in lungo e in largo tra canyon, geyser, laghi, sorgenti d’acqua calda e vallate sconfinate accompagnati da bisonti, aquile, coyote, scoiattoli, cervi ed orsi!!!E sentire l’ululato dei lupi, vederli all’alba, nella vastità della Lamar Valley a Nord del parco, ci fa davvero credere di essere giunti ai confini della terra….











Dopo aver vissuto una delle esperienze più eccezionali, riprendiamo il viaggio attraversando il Grand Teton National Park prosecuzione dello Yellowstone. Dopo una giornata passata a Jackson Hole (rinomata località sciistica e prediletta meta estiva ed invernale degli americani) giungiamo in Idaho. Qui ci lasciamo incantare dalle meravigliose cascate di Idaho Falls.










Ripartiamo, 
non ancora sazi dai molti chilometri già percorsi e giungiamo in Utah, nella meta finale di questa prima parte di viaggio: Salt Lake City con le sue immense highways, la sua iperattività e le sue quiete montagne che fanno da sfondo e cornice a tutto quanto. Da qui un aereo ci porterà diretti nella Golden Coast: la California!!!Prima tappa San Francisco!Per tre giorni ci lasciamo coinvolgere dalla sua frenesia…tra i vari “sali e scendi”, la downtown, Alcatraz in lontananza, il Golden Gate e l’oceano…..dove meravigliati assistiamo a spettacolari regate dell’America’s Cup. Noleggiate le biciclette, per quanto non sia cosa da poco pedalare a San Francisco, decidiamo di attraversare il Golden Gate per una gita di circa una quarantina di chilometri che ci porterà alla scoperta di Sausalito e Tiburon da dove la vista dello skyline di San Francisco è davvero mozzafiato!
 Noleggiamo di nuovo l’auto e ripartiamo alla volta di Sacramento, capitale dello stato della California (dopo una visita a Berkeley, University of California, che si trova proprio lungo la strada). A Sacramento riviviamo completamente il clima della corsa all’oro della metà dell’Ottocento, assaporando nella zona della città chiamata Old Sacramento, un realistico spaccato della vita al tempo dei cercatori dell’oro con i numerosi edifici perfettamente conservati.


 


Riprendiamo il viaggio diretti verso la costa della California che percorreremo tutta fino a San Diego. Le prime soste sono a Monterey, Carmel-By-The-Sea e Pacific Grove tre splendide cittadine situate nella penisola di Monterey dove tra promontori a picco sull’oceano e affacci panoramici possiamo godere del vento, degli odori e di tutti i rumori del Pacifico!
Il nostro viaggio prosegue lungo la Highway 1 che percorre tutta la spettacolare costa di Big Sur dove i monti Santa Lucia sorgono a picco sull' Oceano contribuendo ad offrire un panorama tra i più mozzafiato al mondo. I chilometri da percorrere sono molti; la strada tortuosa e la nebbia (si, proprio la nebbia!) non aiutano ma la vista che si staglia davanti ai nostri occhi ha davvero dell’incredibile. Ed è ammirando questi paesaggi spettacolari che raggiungiamo Santa Barbara. Ormai nel cuore della California del Sud, veniamo accolti da quello che è il tipico paesaggio californiano: alte palme, sole e immense spiagge. Riprendiamo la Pacific Coast Highway verso San Diego dove la nostra sosta durerà tre giorni. San Diego, con le sue meravigliose baie, la penisola del Coronado e quella di Mission Beach…ed è qui che lo “spirito” della California raggiunge il nostro cuore…..vedi l’uomo d’affari percorrere in skateboard il lungo oceano o la mamma di famiglia indossare la muta, prendere la tavola da surf ed andare in mare a sfidare le onde; puoi incrociare una coppia di anziani che tenendosi per mano sfrecciano in rollerblade sul lungo mare o ancora bambini impegnati a seguire il corso di surf o di lifeguard in spiaggia, ragazzi che si sfidano in partite di football mentre i genitori fanno lezioni di yoga in gruppo nei prati……e poi distese immani di sabbia e mare…Tutto è frenetico ma tutto è in ordine…e scorre calmo….
Da San Diego ritorniamo verso Nord in direzione Los Angeles. Facciamo tappa ad Orange County visitando le cittadine di Newport Beach, Huntington Beach, Laguna Beach e Long Beach dove concediamo ai nostri occhi la vista di favolose spiagge, inimmaginabili Yacht Club e ville da sogno che dominano dalle colline circostanti. Ed eccoci giunti alla tappa finale del nostro viaggio: Los Angeles! E immediatamente veniamo catapultati in quella realtà che fino ad allora avevamo potuto vedere solo nei film o nelle serie tv!!!!Ed ovunque ci giriamo possiamo riconoscere case, strade, edifici o spiagge che sono state luogo di qualche set cinematografico!Los Angeles è così: la città dei sogni avverati……o disillusi, dei contrasti e dei miti americani!La metropoli dove l’impossibile diventa reale…..dove un attimo prima puoi passeggiare incantato per i ricchi quartieri di Beverly Hill o Bel Air, concedendoti una camminata tra i negozi super chic di Rodeo Drive o puoi anche lasciarti coinvolgere dall’ allegro caos di Santa Monica e Venice Beach e il momento dopo ti ritrovi nella quiete del Griffith Park dal cui Griffith Observatory, sulla cima della collina, puoi godere, affascinato, della città in tutta la sua imponente personalità!!Percorriamo al tramonto la Sunset Boulevard e ci sentiamo proprio come in un film!!!
 

Ci spingiamo fino a Malibu, dalle mitiche spiagge, e a Pasadina, tranquillissima zona residenziale nei dintorni di L.A. così da poter avere una vista e un giudizio abbastanza completo di tutta la zona. Inimmaginabile realtà……questa è la California….questa è l’America!
Ed è così che il nostro viaggio avventuroso ha termine….avremo per sempre negli occhi tutte le meraviglie viste, porteremo per


sempre nel cuore tutte le emozioni vissute.






Federica e Cristian
Viaggio di Nozze dal 29 settembre al 20 ottobre 2013

INCANTEVOLE AUSTRALIA


La nostra avventura australiana inizia a Sydney. Superiamo molto bene il fuso orario e ci tuffiamo nelle strade e nelle baie della città poche ore dopo l’arrivo.
Scopriamo presto di essere in città in coincidenza con una festa nazionale molto importante che nei giorni successivi porta tantissimi turisti : Australiani provenienti da ogni dove, entusiasti di assistere alla parata di vascelli d’epoca e di navi ed aerei militari di ogni nazionalità in programma per il sabato successivo in occasione della Fleet Review, centenario del primo ingresso in Sydney della flotta australiana .
Nei giorni di permanenza traghettiamo tra Sydney e la baia della famosa spiaggia Manley , passando attraverso queste enormi ed affascinanti navi, ogni foto è riempita dalla loro presenza e dalla loro sagoma.



Saliamo sui piloni dell’Harbour bridge e scattiamo foto dell’harbour sotto il passaggio di elicotteri ed aerei di ogni genere. 


C’è aria di festa e nei tour organizzati dalle guide della città ci uniamo a gruppi eterogenei di locali e turisti di varie nazionalità.
Visitiamo di sera il quartiere The Rock, luogo dei primi insediamenti di convicts dall’Inghilterra: piccole stradine a vari livelli di altezza si snodano collegando i primi edifici della città e scoprendo ad ogni angolo nuove prospettive visive sull’Opera House e sull’Harbour.

Ci colpisce moltissimo l’apertura degli australiani , la semplicità negli approcci e nella relazione: la curiosità nello scambiare opinioni e suggerimenti di viaggio e gli enormi sorrisi che riceviamo quando scoprono che siamo italiani. Quanti australiani conoscono ed hanno visitato l’Italia, quanti ci hanno vissuto per mesi oppure anni …
Ci uniamo alla loro festa , ci divertiamo davanti alle performances “culinarie” dei chioschi di Chinatown: ragazzi a tempo di acid/house music che cucinano dim sum spettacolari e sponsorizzano la propria pagina face book; partecipiamo ad un musical all’Opera House e giorno dopo giorno viviamo l’approccio “take it easy “ alla vita. A teatro chiedo quale “dress code” avere per lo spettacolo serale e con una strizzata di occhiolino mi rispondono “It’s Australia dear, no matter , as you are now is perfect” .

Col trascorrere dei giorni abbiamo la sensazione che il tempo abbia una dimensione dilatata per l’Australiano, coerente con le enormi distanze che separano città e paesi. Incontriamo coppie di australiani che sono in viaggio da mesi , in Europa o nel proprio stesso continente.

Le stesse Public holidays durante le quali bambini ed adulti sono in vacanza per la celebrazione di anniversari nazionali differenti per i vari stati, suggeriscono la gestione di spazi temporali nei quali mettere le persone in contatto e muoverle per incontrarsi...


Nel frattempo ci divertiamo ad osservare uccelli e lucertole nei parchi di specie molto diverse dalle nostre: fotografiamo ogni forma di vita che incontriamo: fiori, piante, animali, persone
Ci colpisce subito la multi-etnicità della popolazione, l’integrazione completa di coppie miste di ogni razza.
Dopo questa festa , ci spostiamo verso il “red centre”: Cristian ed io siamo impazienti di vivere l’impatto che il monte sacro agli aborigeni avrà su di noi.
Sorvoliamo una distesa infinita di terra rossa , di un rosso intenso , continuo interrotto solamente da grossi laghi di bianco : è la salinizzazione del deserto che avanza e colonizza aree sempre più vaste…ci ricordiamo alcuni documentari nei quali sono state descritte alcune strategie messe a punto dai fattori e dagli allevatori del centro Australia per combattere e adeguare il proprio lavoro a questo terreno sempre meno favorevole.
Atterriamo ad Ayers Rock: la temperatura è di 36 gradi , maggiore della media stagionale; un vento caldo ci accompagnerà nei nostri tour nel bush e nel deserto per i giorni successivi.
La sacralità del monte Uluru , le storie del dream time sulla creazione affascinano anche noi: le ascoltiamo percorrendo i diversi sentieri alla base del monte, apprendiamo le basi della cultura aborigena durante una camminata nel bush alla scoperta delle piante e delle relative proprietà nutritive e medicinali.

Ci interessiamo alla simbologia dell’arte aborigena e ci facciamo rapire dai colori delle loro tele e dal “pointillisme” della loro tecnica.



Incontriamo il nostro primo Diavolo spinoso
e contempliamo la via lattea visibilissima nel cielo del deserto.
E organizziamo il nostro primo BBQ : vera istituzione per gli australiani, momento di convivialità e giusto tributo al cibo.
Moli i locali nei quali si acquistano carne verdure e poi le si cucinano sulle griglie e le piastre disponibili, molti i resorts che mettono a disposizione BBQ per l’uso pubblico e i parchi pubblici che hanno griglie e piastre elettriche.
Dopo un piacevole trasferimento in bus attraverso la terra rossa che separa Ayers Rock da Alice Spring, partiamo alla volta del’Western Australia.

Atterriamo a Perth , noleggiamo un auto e partiamo alla volta della costiera oceanica del nord : l’incontro con i colori, le onde ed il vento dell’Oceano indiano ci emoziona.
Guidiamo su Highway a doppia corsia , ci sorpassano tir con numero elevato di rimorchi, veri e propri treni viaggianti e fuoristrada che rimorchiano di tutto
Impostiamo i limiti di velocità sul cruise e apriamo gli occhietti per goderci prima la campagna della Swan Valley , delle fattorie e degli allevamenti di mucche e pecore e poi per scoprire di nuovo la terra rossa del bush che ci separa dalle acque dell’oceano.
In realtà siamo molto attenti ad ogni tipo di attraversamento animale: emù, canguri, uccelli d’acqua, echidna…
Guidiamo per una settimana tra le riserve ed i parchi nazionali dell’ovest cercando di arrivare a destinazione sempre prima del tramonto: i canguri sono belli da vedere nel loro ambiente, meno se attraversano la strada in branchi.
Abbiamo fortuna e non ci capita alcun impatto .
Siamo emozionatissimi : per noi è il primo viaggio nella natura e le nostre aspettative vengono abbondantemente soddisfatte.
I delfini di Shark Bay e Monkey Mia nuotano a 30 cm dalla spiaggia, giocano con il nostro catamarano durante l’esplorazione della riserva.

Impariamo di tutto sui dugonghi, non sapevamo neppure che tipo di animale fossero prima di incontrarli nel proprio habitat di vederli respirare e cibarsi di seagrass.
I piccoli pinguini di penguin Island ci guardano incuriositi, gli emù si affacciano curiosi alla porta della nostra garden villa, i pellicani girano maestosi sulla spiaggia.

E cosa dire di Shell Beach? Una distesa di dune fatte da sedimenti di conchiglie: abbagliante nel suo biancore













E le stromatoliti di Harmelin Beach? Questi organismi, primi portatori di ossigeno sul nostro pianeta 
E la Windows’Nature delle gole di kalbarri? e il deserto dei Pinnacoli ?








Anche nell’ovest ci accompagna lo spirito easy dell’approccio alla vita degli australiani e la loro convivialità.
Un abitante di Kalbarri ci fa compagnia a cena, raccontandoci dei proprio hobby : la pesca (istituzionale quanto il BBQ) e la ricerca d’oro nell’entroterra dell’ovest con il metal detector; l’autista indiano dell’autobus gratuito, del centro di Perth discute con noi il problema dell’immigrazione di clandestini ed i fatti di cronaca di Lampedusa dei primi di ottobre.
Rientriamo dopo qualche giorno di vita cittadina a Perth nei cui parchi contempliamo l’arrivo della primavera, boccioli e fiori sgargianti e meravigliosi.

Siamo pieni di colori, di odori, di emozioni fortissime.
Cristian ed io sappiamo che questo viaggio ci ha ulteriormente rafforzato nella complicità della ricerca e riscoperta delle emozioni sincere.








Teresa e Ilario
Viaggio di Nozze 10-25 Settembre 2013

MERAVIGLIOSO SUD AFRICA

Siamo partiti per il nostro viaggio di nozze per un paese che suscitava in noi due stati d’animo diversi; in me quell’entusiasmo e quella voglia di scoprire un qualcosa di nuovo ma rimaneva un luogo di cui non ero “innamorato”, invece Maria Teresa sentiva tutto quello che mancava al sottoscritto, lei il Sud Africa lo voleva vedere, lo voleva conoscere, in poche parole lo voleva.                                                                              
    Il volo ci ha portato a Cape Town, abbiamo preso la nostra macchina, il nostro primo tè sud africano (rooibos) e abbiamo conosciuto la nostra prima meta, la Table Mountain. La “montagna” esprime tutta la sua bellezza anche per la sua posizione che da una parte sovrasta la città di Cape Town e dall’altra si butta nell’oceano.  La stessa Table Mountain insieme alla città di Cape Town la si può ammirare da Signal Hill.       Nel nostro giro a Cape Town abbiamo potuto osservare il colorato e originale quartiere malese (Bo-Kaap), proseguendo con il Cape Town City Hall e la piazza del mercato verde. Punto suggestivo è il Waterfront      (Il molo) della città dove abbiamo avuto l’occasione di effettuare un’uscita in barca per assistere ad un tramonto favoloso.   
   Il nostro passo successivo è stato quello di lasciarci alle spalle la città di Cape Town e intraprendere il piccolo viaggio lungo la penisola del capo. Subito la spettacolare Chapman's peak drive, una strada panoramica che ci ha mostrato un susseguirsi di panorami di ogni genere, con delle viste mozzafiato. Lungo questo percorso si incontrano le cittadine di LlandudnoHout Bay (favolosa l’uscita in mare per l’incontro con la colonia delle foche), Noordhoek  e Simons Town (visitare la Boulder's beach con la sua penguin colony, collocata su una favolosa spiaggia bianca). Chiudiamo il giro della penisola con il Capo di Buona Speranza e cape point, salendo verso il faro di cape point ogni tanto fermatevi ad osservare quello che vi circonda, è un qualcosa di maestoso.                                                   


 Lasciamo la penisola del capo e Cape Town e ci dirigiamo verso est in direzione di Hermanus con la speranza di riuscire a vedere qualche balena, purtroppo a causa del forte vento non è stato possibile effettuare l’uscita in mare per un contatto diretto ma se pur da lontano siamo riuscite a vederle, il primo soffio che abbiamo visto è stato emozionante.                                                                                         Proseguiamo sulla Garden Route in direzione di Oudtshoorn; tanta natura, tanti colori, un arcobaleno, le montagne che si stanno colorando di giallo e rosso e una famiglia di babbuini che attraversa la strada davanti alla nostra macchina. Ad Oudtshoorn abbiamo fatto una visita alle Cango Caves e un tour guidato in una Ostrich Farm. Proseguiamo verso Knysna, città che si affaccia sull’oceano indiano e che sorge su una laguna (una visita veloce a Thesens Island). Notevole il belvedere dal quale si intravede la città ma che ancora una volta mostra delle scogliere dove viene messa in evidenza la forza dell’oceano. 

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   Qualche chilometro fuori da Knysna (in direzione di Plettenberg) abbiamo visitato l’Elephant Park dove abbiamo fatto la conoscenza diretta con il primo dei Big Five, l’elefante.                                                                                                  
Proseguiamo nel nostro viaggio, nel tragitto verso Addo arriviamo nel regno delle scimmie e degli uccelli, rispettivamente Monkeyland e Birds of eden, due ambienti in cui gli animali sono gli unici padroni.   All’Addo Elephant National Park abbiamo fatto il primo safari dove il protagonista assoluto è stato l’elefante, gruppi di elefanti che camminano con noi o accanto a noi sulla strada.Qua non ci sono gabbie,  noi siamo come loro e loro sono come noi, è fantastico.


  Torniamo in città, a Port Elizabeth, perché dobbiamo lasciare la nostra macchina e prendere l’aereo per spostarci nella regione del Mpumalanga, dove purtroppo troveremo un tempo pessimo che ci rovinerà le nostre giornate. Arriviamo a Nelspruit e con una nuova macchina ci siamo recati a Bourke's Luck Potholes (si può gustare l’effetto erosivo dell’acqua sulle rocce), Blyde River Canion  (un potenziale spettacolo da mille e una notte che ci è stato tenuto nascosto da un gran brutto tempo e da molta nebbia, purtroppo abbiamo visto veramente poco) e Pilgrim's Rest (un paese minerario che è rimasto cosi come era dalla scoperta dell’oro).                                                                                                            



                                                                                                                                                                                                                      Ora ci trasferiamo ad Hoedspruit per vivere i nostri giorni dedicati ai safari, qui incomincia un’avventura che ci ha portato fuori dalla nostra realtà. Non sembra reale perché tu cammini, vivi con loro. Alla sera vedi l’ippopotamo che entra ed esce dal laghetto vicino al lodge e un gruppo di zebre che pascolano. Alla mattina usciamo dalla camera e facciamo conoscenza con il vicinato, giraffe, zebre, facoceri, gnu, impala, scimmie. E che dire del respiro che ci è “mancato” quando avevamo quattro leoni bianchi a un metro e mezzo di distanza ? Sensazionale a dire poco  ….. e solo un ultimo richiamo al  museo sull’apartheid di Johannesburg. Questo è tutto, è stato il nostro viaggio e non potevamo scegliere meglio.










                                                                                                                                                                                                                                                                                                                              

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